Formazione in Italia per 2 milioni e mezzo di occupati nel biennio 2015-2016

Il Rapporto al Parlamento sulla formazione continua realizzato da Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) rileva che il 7,3% (2 milioni e mezzo) degli italiani dai 25 ai 64 anni ha partecipato ad attività di formazione, in riferimento al biennio 2015 – 2016.

Un tasso ancora inferiore alla media europea che si attesta al 10,7% e al valore fissato da Europa 2020 pari al 15%.

Le opportunità di apprendimento in Italia sono più alte per le professioni altamente qualificate (13,2%) l’opposto per quei lavoratori che svolgono mansioni di bassa qualifica che hanno superato i 45 anni e detengono un numero di molto inferiore di opportunità formative. La fascia di lavoratori più svantaggiati che non detiene ne buone ne tanto meno discrete opportunità formative sono i lavoratori che hanno superato i 50 anni, svolgono lavori a bassa qualifica e sono residenti nel mezzogiorno.

Come lo stesso presidente Inapp afferma, le competenze inadeguate rispetto alle innovazioni tecnologiche e organizzative  creano un ulteriore gap tra quelle che sono le competenze richieste in termini di occupabilità e le competenze che questi realmente detengono.

I fondi interprofessionali ad oggi rappresentano lo strumento più utilizzato per la formazione nelle imprese italiane, ben 670 milioni di euro finanziati per la formazione, con aumento rispetto al biennio precedente di 100 milioni in più. I piani approvati si concentrano su 3 temi: il mantenimento/aggiornamento delle competenze, la competitività dell’impresa e innovazione, la formazione obbligatoria fra cui la sicurezza.

Favorire l’apprendimento nel luogo di lavoro e agevolare il trasferimento delle conoscenze e delle competenze; favorire l’integrazione fra politiche attive e del lavoro; accrescere le opportunità di accesso alla formazione e partire da quelle fasce di popolazione che hanno più bisogno di aggiornare  le competenze per accrescere l’occupabilità. Sono queste le sfide da cui partire commenta Stefano Sacchi, presidente di Inapp.

 

 

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